Due strade verso la longevità: la dieta che nutre e i geni che ringiovaniscono

Possiamo davvero invertire il tempo biologico? E se sì, è più efficace mangiare meglio o riprogrammare i nostri geni? Due studi recenti, pubblicati rispettivamente su Ageing Research Reviews e Journal of Internal Medicine, offrono uno sguardo affascinante e complementare su come possiamo prolungare non solo la vita, ma anche la salute. Uno guarda alla dieta con l’occhio dell’epidemiologo, l’altro ai geni con lo sguardo del biologo molecolare. Due mondi che, seppur diversi, potrebbero incontrarsi in un futuro non troppo lontano.

ALIMENTAZIONE

5/18/20253 min read

bowl of vegetable salad with walnuts
bowl of vegetable salad with walnuts

Il tempo non scorre uguale per tutti: la nuova biologia dell’invecchiamento

L’invecchiamento non è più visto come un destino ineluttabile. Secondo lo studio di Pereira et al., sempre più scienziati considerano l’invecchiamento come un processo biologico modificabile, addirittura reversibile, almeno a livello cellulare. Il cuore di questa rivoluzione è l’epigenetica: l’insieme di meccanismi che regolano l’espressione dei geni senza modificare il DNA.

Con l’età, l’epigenoma cambia in modo prevedibile: si accumulano errori, si perdono segnali, le cellule smettono di funzionare correttamente. Eppure, questi cambiamenti possono essere riprogrammati. Come? Attraverso l’uso di fattori di trascrizione (i famosi “fattori di Yamanaka”), oppure tramite molecole chimiche che agiscono sulle modificazioni dell’epigenoma.

Il risultato? In laboratorio, cellule e persino interi tessuti possono tornare a uno stato più “giovane”, senza perdere la loro identità. In alcuni casi, in modelli animali, è stato possibile invertire la cecità, rigenerare muscoli, e persino allungare la vita di topi anziani.

La dieta della longevità: cosa mangiano le persone che invecchiano bene?

Se l’epigenetica rappresenta la frontiera più avanzata della biotecnologia anti-aging, la dieta rimane la nostra arma quotidiana più potente. Lo studio firmato da Frank Hu, epidemiologo di Harvard, analizza decine di studi prospettici e dati di coorte su centinaia di migliaia di persone nel mondo reale.

Il messaggio è chiaro: non è tanto quanto mangi, ma cosa e come mangi.

I principi delle diete della longevità:

  • Prevalenza di alimenti vegetali: frutta, verdura, legumi, cereali integrali, frutta secca

  • Grassi “buoni”: olio d’oliva, pesce azzurro, semi

  • Pochi zuccheri e farine raffinate

  • Limitare le carni rosse e trasformate

  • Moderato apporto proteico, meglio se da fonti vegetali

  • Tisane, tè verde e caffè (senza zucchero) ricchi di polifenoli

Non a caso, le popolazioni longeve (le cosiddette Blue Zones) condividono questi principi, pur con cucine e tradizioni diverse: dalla dieta mediterranea alla giapponese Okinawa.

Il potere combinato: epigenetica e dieta parlano tra loro

Quello che rende affascinante il confronto tra i due studi è che, pur venendo da approcci diversi, si incontrano su un punto cruciale: l’epigenoma è influenzato dalla dieta.

I nutrienti possono attivare o disattivare geni, modificare la metilazione del DNA, alterare l’attività di enzimi chiave come le sirtuine. Ciò che mangiamo “scrive” la nostra biologia. Per esempio:

  • Il digiuno e la restrizione calorica attivano vie epigenetiche anti-aging come AMPK e mTOR

  • I polifenoli (da tè verde, curcuma, cacao) modulano l’espressione genica e combattono lo stress ossidativo

  • Le diete a base vegetale sembrano rallentare l’“orologio epigenetico”

Lo studio di Pereira mostra che anche piccoli interventi di “ripristino epigenetico” (con cicli brevi di espressione di fattori come OSK – Oct4, Sox2, Klf4) possono ringiovanire cellule senza rischi oncogeni, e in futuro potrebbero diventare terapie per rigenerare organi o rallentare malattie legate all’età.

Quale approccio è più promettente?

È facile lasciarsi affascinare dalla riprogrammazione epigenetica, ma siamo ancora nelle fasi precliniche. Gli esperimenti su umani sono agli albori, e ci sono rischi da valutare: tumori, perdita d’identità cellulare, effetti collaterali ancora sconosciuti.

Al contrario, la dieta ha evidenze solide e pratiche, anche se non fa miracoli in pochi mesi. I dati mostrano che chi segue diete sane può guadagnare fino a 8-10 anni di vita libera da malattie croniche, soprattutto se unite ad attività fisica e non fumo.

La sfida del futuro sarà probabilmente combinare i due approcci: usare la dieta per mantenere sano l’epigenoma, e usare terapie mirate per correggere errori epigenetici gravi o legati a malattie.

Conclusione: la longevità è già iniziata

Non dobbiamo aspettare il futuro per iniziare a vivere meglio e più a lungo. La nostra alimentazione quotidiana è già un potente strumento epigenetico. Ogni pasto può contribuire, nel bene o nel male, a scrivere la nostra “età biologica”.

Nel frattempo, la scienza sta aprendo la strada a interventi straordinari, che un giorno potranno ringiovanire i nostri tessuti o riparare i danni dell’età. Ma non dimentichiamolo: anche il futuro della longevità comincia dalla forchetta.